Autore: Leonie Bischoff
Titolo: Anais Nin
Editore: Ippocampo
Pagine: 192 a colori
Formato: 21 x 28 cm, brossurato
L'ho apprezzato molto per il suo particolare stile grafico, per il tema trattato e per come viene trattato. C'è una dupplice valenza e correlazione tra testo e immagini, che si capisce sin dal titolo (menzogne), che talvolta potrà anche sembrare troppo diretto (metafore semplici da cogliere, anche se non arriverà mai alla ruffianeria di Città di Vetro) ma in fin dei conti anche questo approccio alla narrazione viene affrontato dalla protagonista, ovviamente in relazione alla sua scrittura giacché lei è scrittrice, quando si confronta con Henry Miller.
E' emblematico il passaggio in cui lo scrittore di Tropico del Capricorno cerca di cambiare la scrittura di Anais ma lei non vuole essere cambiata, non vuole scrivere come un'uomo. Uno dei temi riguarda proprio la creatività, in generale e delle donne in particolare.Infatti, anche i
pensieri che si susseguono sembrano praticamente le confessioni di un
diario che, guarda caso, Anais scrive veramente. Trovo che vada ben
oltre la classica storia di emancipazione femminile del secolo scorso,
la questione è più complessa e riguarda il trovare un'unità di ego nella
frammentazione o semplicemente fregarsene dell'uno e restare centomila.
La matita multicolore dona queste centomila sfumature. Che poi il
problema non è strettamente legato a come gli altri vedono Anais, ma
come lei si comporta con gli altri. Anais Nin non è mai stata un'unica
donna.
In contrasto con la moralità del suo tempo, lei sceglie di avere una vita piena e degna di essere vissuta, attraverso l'arte e i rapporti umani. La quest è trovare un equilibrio tra il non offendere le emozioni altrui e dare spazio alle proprie di vibrare.
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