Autore: Jordi Bernet e Carlos Trillo
Titolo: Custer
Editore: Allagalla
Pagine: 80 in bianco e nero
Formato: 21 x 30 cm, brossurato
La prima cosa che mi viene da dire per elogiare questo fumetto è che è stato fatto nel 1985, quando i reality show esistevano ma non avevano ancora obnubilato le menti di milioni di spettatori. I reality show sono un ottimo strumento, e per ottimo intendo efficace, per distrarre l'opinione pubblica, per far crescere gente plasmata e controllare quelle che abbisognano di distrazioni, che sono ovviamente banali scappatoie quotidiane spettacolarizzate e fagocitate da immagini sempre più appiattite.
Esce con largo anticipo su The Truman Show, un film che ha "scioccato" il grande pubblico. Custer, a differenza del film, non ha bisogno di un impianto drammatico e quasi strappalacrime o di enfatizzare la situazione del personaggio per fartelo piacere di più. No, Custer parte dalla situazione opposta: la protagonista firma un accordo per farsi filmare 24 ore su 24 per sopperire alla smania di sapere del pubblico. Tuttavia la realtà viene filtrata, manipolata e il pubblico ha ciò che vuole e si merita: un rimaneggiamento della vita di Custer, con solo le parti migliori e sequenze addirittura fasulle. Quindi tutti conoscono lei e lei si sente perennemente osservata dalle persone, che la seguono in tv. A un certo punto ciò non le sta più bene, ma questo cambiamento non gioca sull'impianto emotivo, piuttosto funge da analisi alla società dell'epoca e futura.Diciamo che già Dick aveva esplorato certi temi,
prima ancora c'era 1984 ma qui c'è veramente la televisione, il regime è massmediatico e la fantascienza è la realtà. Inoltre, la
struttura narrativa del fumetto è geniale nell'intersecarsi con i suoi creatori, attuando quindi anche una meta-narrazione. Praticamente Trillo ama
mettere un narratore esterno/interno alla vicenda, solo che questa volta è il regista del serial su Custer che
parla tramite indicazioni registiche del tipo: taglia su, close up,
piano sequenza, inverti l'inquadratura, cancella quella scena, ecc.
Oltre al regista interviene l'editor e così si crea il retroscena non
solo del film ma anche del fumetto, media molto simili.
Profetico è dire
poco perchè ci mostra una società disumanizzata, censurizzata, infantilizzata, in perenne ricerca di emozioni scadenti, dove
vige la manipolazione mediatica, la mancanza di privacy e il controllo totale. Con quegli
striscioni del tipo "la vita reale di una donna" si proclama l'esatto
opposto: la finzione della realtà. E' anche avvincente perchè lei è un
mezzo detective e i riferimenti ad Alphaville di Godard sono evidenti,
così come a Metropolis; il fumetto risulta essere quindi un noir improbabile e accattivante,
con svariati nudi, poiché alla fine la gente vuole vedere queste cose,
come giustamente fa notare una spettatrice alla fine. Bernet, il
disegnatore di Torpedo, qui gestisce alla perfezione l'ambientazione urbana e una storia dal sapore noir. E' uno dei miei preferiti di Trillo.
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