Pensieri Sparsi - Pachiderma di Frederik Peeters

Autore: Frederik Peeters
Titolo: Pachiderma
Editore: Bao Publishing
Pagine: 96 a colori
Formato: 22 x 31 cm, cartonato

Tutto ha inizio con un bizzarro ingorgo stradale che sembra rifarsi al Week End di Godard, ma in realtà le strade conducono più ad un Mullholland Drive.
L’enorme pachiderma che blocca la strada dà inizio a questo viaggio introspettivo e surreale, ma dà anche il nome al fumetto.

L’autore svizzero, conosciuto per Pillole Blu, mette in scena - proprio così, il fumetto è molto cinematografico - una vicenda alquanto assurda che cela in realtà rimorsi e appigli della vita della protagonista: una promettente pianista in procinto di lasciare il marito, colui che le ha tirato il freno della celebrità.
Lei deve andare a trovare suo marito in un ospedale a seguito di un incidente e prima di incontrarlo farà la conoscenza di svariati personaggi assurdi, altri grotteschi, la storia virerà addirittura su complotti russi (in piena guerra fredda).


A tutto ciò, o almeno a gran parte di ciò, c’è una spiegazione che, come ho già detto, dovrebbe risalire alle sue paure e indecisioni. Ad esempio gli inquietanti neonati che incontra saranno dovuti al fatto che lei non ha/può avere figli; i non-morti nell’obitorio che le parlano rifletteranno la paura di invecchiare e morire con il rimorso di non essere diventata una grande pianista; il fatto stesso che il marito non c’è in quell’ospedale ma (forse) è proprio lei quella incidentata; l’altra sé stessa, il dottore, l’ispettore, le pulsioni sessuali e così via, sembrano tutti usciti da un film di Lynch.
La narrazione è disorientante e non lineare, scompone la vita della protagonista in un puzzle psicoanalitico. Il finale vira verso la liberazione, in una sorta di rivalsa ed è convincente, anche se forse l'avrei preferito se fosse rimasto più oscuro (non dà comunque alcuna spiegazione).
La bizzarria e la narrativa labirintica ne fanno un fumetto oltremodo intrigante e piacevole da leggere, nonostante sia molto meticoloso. Stesso dicasi per i disegni, formalmente eleganti e curati, molto fluidi anche grazie a una tavolozza limitata a tonalità autunnali e ben dosata. Poi un certo Moebius lo elogia davvero molto nell’introduzione e possiamo anche capire perché: non metamorfico come Moebius ma sicuramente surreale quanto basta per aprire la mente.


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