Autore: Alfonso Font
Titolo: Il Prigioniero delle Stelle e altre Storie
Editore: Mondadori
Pagine: 290 in bianco e nero
Formato: 16 x 21 cm, brossurato
Il volume Urania Mondadori ha 3 opere sci-fi di Font. La pecca del volume è principalmente la qualità di stampa ma soprattutto il formato bonellide, inadatto per Font, e poi ripropone solo la prima serie di C&K e del Prigioniero delle Stelle, ma c’è da dire che le serie sono del tutto indipendenti. Racconti di un Futuro Imperfetto invece è stato ristampato da Oscar Ink.
- Racconti di un Futuro Imperfetto.
Si tratta di una raccolta di storie brevissime, che vanno
dalle 4 pagine a poco più, di fantascienza dal sapore decisamente retrò.
Dunque, sebbene siano state realizzate nel 1980-1, le sue radici sono da ricercarsi nella narrativa classica, da Asimov a Heinlein, di qualche
decennio prima oppure alla fantascienza a fumetti di quegli anni, per lo
più argentina. Infatti lo Spagna, come l’Argentina, ha vissuto la
dittatura, con le dovute differenze, e alla fine in questo caso la fantascienza è usata come mero pretesto per fare critica sociale. In ogni caso non è
fantascienza seriosa, anzi, è vero il contrario, le storie sono quasi
tutte coperte da un velo di ironia e altre addirittura comiche.
Chi cerca storie drammatiche non le troverà. Tuttavia l'ironia di Font il punto forte della serie, assieme ai buoni disegni, e comunque la capacità di far sorridere e di avere una
profondità – tangibile – che ti spinge a riflette sulla società.
Il
fumetto è molto dialogato, non è pesante perché è ben scritto, ma il
sale dei racconti è tutto servito in ogni pagina finale; quindi si
tratta di storie con finale a sorpresa, talvolta spietato, talvolta
poetico, però non tutte sono sullo stesso livello.
I disegni di Font
sono ricchi ma immediati, saltano all’occhio e sono gradevoli, mai
pesanti (il formato però non aiuta) e la capacità dell’autore nel rappresentare le varie fantasie –
provenienti da una ricca cultura fantascientifica – non sono da poco.
Qui Font fa anche uso dei retini, il che non è proprio comune tra gli
occidentali, ma il tratto migliorerà sensibilmente già nell’anno
seguente, con le altre 2 serie.
In questi apologhi senza tempo riesce
a parlare di tematiche complesse, certamente non andando a fondo, come
l’inquinamento, la guerra, il sesso, il potere… e sebbene le sue
critiche siano rivolte alla Spagna, si può dire che sono altresì
universali.
- Clarke & Kubrick, Spazialisti Ltd.
Questa serie è
nata nell’82 da una costola di Racconti di un Futuro Imperfetto,
infatti i 2 protagonisti sono apparsi già 2 anni prima in una storia.
Ebbene, i nomi parlano da sé, ovvio riferimento a 2001 e a Clarke in
particolare, essendo scrittore di fantascienza, ma ciò che è interessante
è quanto rivelato da Font in un’intervista sul fatto che voleva essere
fumettista perché voleva essere allo stesso tempo Clarke, la mente, e
Kubrick, la pratica. In realtà è un modo diverso per dire che voleva
avere controllo totale sulle sue storie, ma questo si rispecchia anche
nel carattere dei 2 protagonisti da lui creati. Clarke e Kubrick hanno i
tratti più distintivi degli originali, pacato il primo e irascibile il
secondo, ma poi sono spassosi, imbranati e ingenui. Dunque l’intera
serie si poggia su un tono decisamente ironico, più da commedia, e il
mood di questo fumetto è davvero unico, infatti si legge in scioltezza
nonostante la mole di dialoghi. E’ un peccato che sia finita “subito”
perché, a differenza dei Racconti, che alla lunga avrebbero sicuramente
stancato, questa ha un approccio diverso. Infatti io la preferisco per
la sua coerenza comica, la serie prende dalla prima all’ultima pagina
del capitolo, non ha bisogno di sollevarsi con il finale, poi le storie
sono mediamente più lunghe e una dura anche 5 capitoli.
Inoltre il
disegno, come ho detto, è migliorato; oltre al fatto che le espressioni
facciali sono davvero variegate e naturali, il tratto si è fatto più
fine, preciso e i retini sono spariti.
I due protagonisti si
completano a vicenda, ingegnere di volo e pilota, e lavorano presso la
compagnia di esplorazione extraterrestre, così nelle loro disavventure
affronteranno viaggi intergalattici, entreranno in contatto con altre
razze, con i robot e soprattutto con altri uomini. La serie è più
leggera ma non manca una critica velata a più aspetti: milizia,
tecnologia, burocrazia, ecc.
- Il Prigioniero delle Stelle.
Questo è l’unico racconto lungo del volume,
con una trama unica, e secondo me Font rende di più con le storie brevi.
E’ anche questa datata ‘82-'83 e sebbene il disegno sia leggermente
migliore de I Racconti, anzi migliora pian piano nell’avanzare, infatti
all’inizio il tratto è nervoso, poi diventa più preciso e da metà in poi
abbandona del tutto i retini, ma con la sceneggiatura fa un passo
indietro.
Non è scanzonato come C&K, meno fatalista de I
Racconti ma verte sull’action, infatti forse il “problema” è proprio
alla base: fare una serie più votata all’intrattenimento. Le idee buone
ci sono e dopotutto è ancora una volta una critica sugli stessi temi ma è
come se non li sapesse gestire alla lunga, o meglio, non quanto riesce –
in maniera eccellente – a gestire le idee destinate ad estinguersi in
poche pagine.
E’ un post-apocalittico pessimista con inseguimenti e
qualche sparatoria, il protagonista è un osservato speciale e sembra
essere qualcuno di importante ma non lo sa. C’è da dire che se la
sceneggiatura perde il confronto con i dialoghi e la profondità, è anche
vero che l’intreccio risulta più suggestivo grazie alla possibilità di
esplorare un mondo intero diviso dal classico binomio ricchi e poveri.
Font capisce quando deve chiudere la storia e lo fa con un finale molto buono e abbastanza imprevedibile.
Devo dire che Font, almeno in questo trittico, ricorda per certi versi Moebius ai tempi di Blueberry ma è certamente riconoscibile.
Tutto sommato, tra i pro e i contro, questa storia lunga è un po' inferiore a i racconti.
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