Recensioni - Les Terres Creuses di Francois e Luc Schuiten

Autore: Francois e Luc Schuiten
Titolo: Les Terres Creuses
Editore: Les
Humanoïdes Associés
Pagine: 172 a colori
Formato: 24 x 32 cm, cartonato

Con questo lavoro, fatto con insieme al fratello Luc (famosissimo architetto, creatore dell'archiborescenza), che precede la sua magnum opus, Le Città Oscure, Schuiten pone già i semi della sua poetica e fin da giovanissimo mostra la sua abilità nel disegno e la sua fantasiosa visione del futuro.

Le Terre Cave apparve in Italia sulle pagine di Alter Alter e Comic Art, ma mai in volume. Non è certo una novità, non abbiamo ancora tutti i volumi de Le Città Oscure, figuriamoci di una serie meno famosa. E' una serie per modo di dire, è costituita da 3 tomi indipendenti: Carapaci (1980), Zara (85) e NogegoN (90). Quindi solo Carapaci è antecedente a Le Città Oscure in realtà.
Queste terre cave fanno riferimento a un sistema stellare di 7 pianeti e ognuno ha le sue peculiarità, per esempio abbiamo storie in cui la gravità non esiste (vedremo biciclette volanti), un popolo è destinato a vagare in eterno perché il pianeta gira e se non sei sul bordo ti ritroverai a combattere l’inclinazione del pianeta (se rimani fermo in un posto per un intero ciclo, diciamo un anno terrestre, ti ritroverai ad attraversare tutti i 360 gradi), ecc.


 

 

Non è solo fantascienza, c'è anche una componente fantasy e il tutto ha decisamente un'ambientazione steampunk. Il primo tomo è una raccolta di storie brevi che ruotano attorno al desiderio e agli effetti devastanti che ne derivano. Per esempio nella storia del pianeta rotante abbiamo un gruppo di persone che si sposta in continuazione, una sorta di città mobile, ma la protagonista inizia a farsi delle domande e decide di fermarsi per verificare cosa accade. Per avere libertà di scelta è costretta ad isolarsi e a vivere gli effetti del moto. Questa storia in realtà fa parte di Zara ma è più sensato accostarla a Carapaci.
Sono tutte storie brevi fatte sul finire degli anni '70 e mostrano uno Schuiten che sperimenta vari stili, sta cercando la sua strada, il suo storytelling è ancora acerbo (anche qui sperimenta approcci diversi e alcuni gli riescono meglio) ma se ne può apprezzare l'abilità, anzi, l'innato talento perché è giovanissimo. Ricordiamo che stava studiando all'atelier di Claude Renard (da lui sono usciti gente del calibro di Schuiten, Andreas, Bezian, Swolfs, Berthet, Sokal, ecc.), con cui ha anche fatto i due tomi di Metamorphoses. Le storie sono a tratti poetiche, un po' malinconiche e un po' weird, viene pur sempre dalla stagione di Metal Hurlant!
Il secondo e il terzo tomo invece sono dei one shot e sono collegati tra loro flebilmente, insomma sono indipendenti. Zara è estremamente legato al periodo in cui fu concepito, gli anni '80, poiché è chiaro che l'idea di fondo oggi sarebbe alquanto controversa ma essendo un fumetto di nicchia non avrebbe chissà quali problemi; la questione degli anni '80 è da ricercarsi soprattutto nel mood weird e parodistico. Dunque, qui abbiamo un mondo sotterraneo dove vivono solo le donne, che perpetuano la loro comunità tramite una strana cerimonia in cui vengono impregnate da una gigantesca forma umanoide che spara un raggio di luce solare. E' chiaramente una metafora sessuale esplicita e, infatti, il tutto ruota attorno al sesso. Quindi c'è un ribaltamento dello stereotipo dell'uomo macho e cacciatore in voga in quegli anni e si fa ricorso allo stilema della donna amazzone insomma. Per cui abbiamo un pianeta di soli uomini che scopre quest'altro di sole donne e i primi partono alla conquista ma non andrà proprio come speravano. Il punto è: ribaltando la situazione cambierebbe veramente qualcosa? Sarebbe una società migliore, una femminista? Un equilibrio è la cosa più sensata e infatti è il tema del terzo tomo. Anche la questione sulla nudità è trattata in modo naturale, logico e quasi mondano in contrapposizione alla visione maschilista. C'è una certa ironia di fondo che rende la storia ancora più piacevole. La critica è interessante e i disegni di Schuiten fanno il resto. Sono da apprezzare i layout più verticali del solito perché la città si sviluppa in profondità.


Il terzo è semplicemente un piccolo capolavoro concettuale e grafico. Questa volta si affronta il tema della simmetria e del bilancio (esempio: persone nobili bilanciano il pianeta dai reietti) e questo si riflette per tutto l’albo. La struttura è molto complessa grazie alle restrizioni formali che si impongono, potremmo parlare di un fumetto Oubapo, e in pratica la prima parte è specchiata nella seconda, le prospettive sono opposte, i layout e la scansione dei capitoli pure. I fratelli creano qualcosa di molto più ambizioso di quello che si era visto poco prima nel quinto capitolo di Watchmen poiché il concetto si estende a tutti i livelli e non è un divertissement in quanto c'è un forte legame tra forma e contenuto.
A tutti i livelli, quindi sin dal titolo: NogegoN è un palindromo, leggendolo al contrario rimane invariato. Nella numerazione: 36 + 36' pagine. Vediamo meglio. La prima pagina dell’albo inizia con una vignetta larga orizzontale, segue una stretta orizzontale e l’ultima striscia ne ha 2; all’interno c’è un uomo che sta volando e dice di odiare i reietti; simmetricamente, l’ultima pagina ha 2 vignette nella prima striscia, una orizzontale stretta nella seconda e quella larga nella terza, al cui interno c’è un uomo diverso che dice che gli piacciono i reietti.

 Ora, la seconda è come la penultima e così via. Il virtuosismo di questo lavoro è totale ma nel descriverlo possiamo soffermarci sul lato grafico poiché è immediatamente apprezzabile e capibile per chi legge considerando che Schuiten capovolge anche le inquadrature e le immagini riportate parlano da sole. Semmai ce ne fosse stato bisogno, Schuiten qui si è preso il titolo di architetto del fumetto. NogegoN lo paragonerei in parte a 3 Secondes di Mathieu, in cui l'autore creava un eterno zoom o comunque un gioco di specchi folle. Tuttavia la complessità di NogegoN è estrema poiché le architetture stesse sono complesse e richiede una visione prospettica forte, una roba che ben pochi riuscirebbero a fare. Mi viene in mente l'artista che fa il matte painting in Blade Runner sull'internegativo (colora sul negativo invece che sull'originale, ma poi quando verrà riversato in positivo ha esattamente i colori voluti) per velocizzare la produzione. Forse Schuiten ha disegnato prima tutte le architetture nella loro interezza, un po' come si fa per lo studio del personaggio, in modo da prendere le inquadrature opposte.
Chi non l'ha letto potrà pensare che è troppo costruito, troppo artificioso, ma dubito che qualcuno se ne accorga durante la lettura. In primis perché ad una lettura superficiale neanche te ne accorgi, mentre ad una lettura attenta solo da metà in poi puoi iniziare a capire il gioco simmetrico, ma ti abbandoni alla lettura perché questo rovesciamento di prospettiva ti richiama alla mente cose che forse hai già visto ma non ne sei sicuro. In breve, è un'esperienza unica e onestamente è la cosa più importante nell'arte. Senza contare che la protagonista si sta muovendo in un mondo che non conosce, sta apprendendo le regole, lo sta esplorando, si sente disorientata e sta cercando di venirne a capo esattamente come il lettore.
Aggiungiamo una constatazione: se gli altri 2 tomi sono evidentemente prodotti non seriali, ovvero fatti in autonomia e senza fretta, in questo caso è immediato giungere alla conclusione che la serialità non potrà mai creare un'opera di tale complessità e densità. Dunque, semplicemente, ci sono opere che abbisognano il supporto dell'editore e conseguentemente del pubblico. Per cui spiace che sia inedito in Italia, ma purtroppo - in generale -  il mercato è andato a farsi benedire, si pubblica troppo e con poca selezione, questo si traduce in una minore visibilità. Schuiten si è ritirato perché lo sforzo per fare fumetti, i suoi fumetti, non era più commisurato alle vendite. Si parla di vivere, non di diventare milionari, ma non è lo stesso NogegoN che parla della paura di rompere la simmetria? Beh, nel mondo del fumetto si è rotta e il mercato è saturo di fumetti mainstream.


 


NogegoN è un pianeta con un regime in apparenza quasi totalitario per la sua fissazione con la simmetria ed è classista. Ogni personaggio è estremamente preoccupato che qualcosa possa far saltare l'equilibrio di un'attenta simmetria da una parte o dall'altra, e quindi sono in atto sistemi per prevenire tale follia.
La storia ruota attorno all'indagine da parte di Nelle per ritrovare Olive, entrambe abitanti di Zara.
Nelle arriva sul NogegoN all'inizio e lo lascia alla fine. Viene ribattezzata "Nellen", per conformarsi ai modi simmetrici di Nogegon. C'è un detective verso la fine della storia che conclude il caso che il detective all'inizio della storia sta avviando. Inizia con un'indagine su un omicidio che sfocia in un omicidio e finisce in maniera inversa. Ecc. Ecc. Durante l'indagine, Nelle si ritrova a ripetere quanto fece Olive senza accorgersene, il che aggiunge alla simmetria un certo circolo vizioso che la alimenta e la complementa. Parliamo di opere basate su dei concetti, non sui personaggi, e contrariamente a quanto affermano sono in realtà dei burattini della vita, per cui è inutile aspettarsi personaggi accattivanti, trame ad orologeria o cose del genere che si prestano ad una narrativa tradizionale.
La simmetria in un punto non è esattamente perfetta perché, come ci fa notare uno dei personaggi, forse non è fondamentale e indispensabile. Poi Schuiten è uno splendore come sempre, che sia in b/n o colore, e ormai ha raggiunto un certo livello rispetto agli esordi... Ho detto poco o nulla, il tomo in questione però è stato analizzato ed è oggetto di saggi in altre lingue. L’architettura è geniale e fantasiosa e in alcuni punti si possono notare le città vegetali che poi saranno i progetti di Luc (consiglio di dargli uno sguardo). Altra sfiziosa curiosità: c’è un lavoro, lo sculptracer, che è essenzialmente uno scultore che - grazie ad un balsamo – riproduce il movimento di un corpo.

 


2 commenti:

  1. Fantastico, peccato solo per la brutta faccenda della pubblicazione italiana.
    Il gioco di specchi nell'ultima storia è davvero geniale, ma sono interessato anche ai vari stili di disegno, la seconda tavola che hai postato ricorda qualcosa di Shintaro Kago, ma probabilmente ha maggiore affinità con Escher.

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    1. I diversi stili di disegno li trovi tutti in Carapaci. Sì, sì, la seconda tavola postata è un riferimento a Escher. Tra l'altro la prima a me ricorda le riprese da sotto il pavimento che fa Béla Tarr in Almanac of Fall.
      Eh, in volume non esiste e le pubblicazioni su rivista hanno il problema della scarsa qualità di stampa, tra fuori registri e resa colori lontana dall'originale, come si può notare dalle scansioni di sopra. Forse tra 10 anni Alessandro Editore lo pubblicherà!

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