Pensieri Sparsi - Prosopopus di Nicolas De Crécy

Autore: Nicolas De Crécy
Titolo: Prosopopus
Editore: Eris Edizioni
Pagine: 128 a colori
Formato: 17 x 24 cm, brossurato

De Crècy è già difficile di suo ma cosa succede quando non usa nemmeno le parole? Beh, devi essere più attento. Non proprio, in realtà questo non arriva al cripto-simbolismo del Celestiale Bibendum, per cui non c'è da spaentarsi.

La storia se non la si legge attentamente non la si capisce, ma è molto semplice: una famosa pittrice astratta che firma con le impronte digitali sta per essere vittima di un furto ad opera del suo fidanzato, il nostro protagonista, ma quando parleranno di delitto lui andrà contro il suo boss. Questo atto genera l’entrata in scena di Prosopopus, il tipico grottesco grassone decrecyano, creato con il sangue, il fumo e lo sperma del protagonista.
Non è immediato capire se Prosopopus sia un’entità buona o malvagia, se stia dalla parte del protagonista o meno.
Tutto ciò porta il folle e violento noir su un livello metafisico e decisamente surreale, ma è la prassi per De Crècy, poi c'è anche qualche tributo ad Eraserhead. Per cui nel corso del fumetto proporrà una serie di associazioni visive metaforiche, che in un film andrebbero sotto il nome di montaggio simbolico ed anche alternato, ad esempio si alternano vignette dell’atto sessuale con un’autopsia, un fallo con un proiettile, il rosso del quadro con il sangue e così via.


Il titolo del fumetto è un termine greco che indica il modo in cui un oratore comunica con il pubblico tramite un’altra persona o anche un oggetto. Questo ha valenza sia contenutistica e sia meta-narrativa in quanto è proprio tramite la propria arte, il fumetto in questo caso, che l’autore si esprime.
Chi conosce De Crécy sa che l’arte è un punto fisso dei suoi fumetti e qui lo dimostra finemente con il titolo, così come con la figura della pittrice. Inoltre ciò contrasta proprio con la sua essenza muta, non a caso Prosopopus è pieno di contrasti, se non di poli opposti. Si può vedere anche come una sorta di biografia e il furto artistico di cui si parla è da ricercarsi nel lungometraggio animato da Chomet che, come sappiamo, è stato accusato di plagio.
In ogni caso la forza del medium in questione è quella di riuscire a parlare con i disegni e Prosopopus che guarda attraverso la telecamera un essere non umano probabilmente rappresenta la consapevolezza di essere letto da un pubblico, noi.
In Diario di un Fantasma farà ulteriori passi in avanti sul discorso fumettistico.
Comunque tutto ciò secondo me è facilitato dall’enorme perizia tecnica, sia grafica e sia di storytelling, di De Crécy, il cui tratto è come sempre nervoso, pieno di schizzi, brutto, marcio ma affascinante. 


 

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