Recensioni - Arq di Andreas

Autore: Andreas
Titolo: Arq 1-18
Editore: inedito (Delcourt)
Pagine: 18 tomi francesi in bianco e nero e colori
Formato: 24 x 32 cm, 25 x 30 cm, 21 x 34 cm, cartonato

Arq di Andreas è praticamente inedito, la Comic Art riuscì a pubblicare giusto i primi 2 tomi su 18. E' il fumetto che più di tutti vorrei vedere pubblicato in Italia ma non credo sia fattibile. La Magic Press si è arenata con Capricorno e in generale pubblicare Arq non è facile per via dei 3 diversi formati, uno per ciclo. Eppure Arq è un'opera straordinaria che spinge i limiti dell'immaginazione. Quindi il mio augurio è che qualche editore illuminato ci faccia un pensiero.

Questa non è una normale recensione, tra l'altro ritengo inutile ribadire la bravura di Andreas, per cui sarà soprattutto un'analisi sulla trama, che è un gigantesco WTF. Poi, semmai qualcuno l'avesse letto e vorrebbe discuterne... L'incipit: cinque persone, senza niente in comune se non la casualità di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato, si ritrovano improvvisamente trasportate in un mondo strano e ostile. Da un incipit semplicissimo viene fuori un'epopea straordinariamente complessa.
Dunque, come si fa a giudicare un’opera come Arq, strabordante di significati, simboli nascosti, piani narrativi intrecciati e realtà che si sovrappongono come in Philip K. Dick (soprattutto in Ubik, che sicuramente è una fonte d'ispirazione)? Il giudizio su un’opera deve essere in qualche modo oggettivo (ovvero secondo i canoni del linguaggio fumettistico), seppur filtrato attraverso la soggettività (la capacità di capire) di ciascuno di noi, ma con Arq - è proprio il caso di dirlo - la realtà oggettiva si frantuma. Quindi, un giudizio onesto dovrebbe palesarsi nel momento in cui capisci grosso modo tutta l’impalcatura, devi capire se ciò che hai letto sta in piedi e poi approcciarti con il linguaggio. In linea di massima il passaggio dovrebbe essere simultaneo ma Arq non è immediato; nell'immediato puoi ragionare se funziona o meno ciò che stai leggendo ma una volta finito devi per forza rimetterti in gioco e ragionare sulla totalità. E' proprio ciò che vuole Andreas: creare opere che possano essere rilette.
Come ho già detto non ritengo necessario parlare delle capacità tecniche e narrative di Andreas, per cui scriverò solamente cosa è Arq. O almeno cosa io credo che sia. Ci sono tante cose che non ho colto, altre che ho colto ma non ho assemblato nella maniera giusta ma, dare un ordine e quindi scrivere qualche rigo a riguardo, è necessario per il me stesso del futuro perché Arq – e questa è l’unica certezza che ho – va letto più e più volte. Dunque, si capisce benissimo che non ho alcuna velleità, dopo una sola prima lettura, di aver capito il tutto ma devo anche aggiungere che ciò è quasi ininfluente perché, e qui rispondiamo alla domanda, Arq è il potere dell’immaginazione. Sembra una definizione epica ma, a parte che Arq è epico, rappresenta anche quella capacità intrinsecamente umana di creare mondi per estraniarsi dalla realtà. È esattamente ciò che facciamo mentre leggiamo. Arq parla della vita e come la vita è pieno di misteri, dubbi, domande senza risposte…
Con questa premessa è facile capire perché, anche se la mia comprensione dell’universo narrativo di Arq sia fallace, è quasi ininfluente: il compito dell’autore è rendertelo credibile e Dio se ci riesce. È vero, non è importante la meta ma il viaggio; pure perché la meta è sempre la morte. Uno dei passaggi fondamentali ci viene fornito - con una sorta di accettazione pirandelliana - nel finale: “Ma ora abbiamo trovato un mondo che ci piace. Perché quel sorriso? Abbiamo tutti nella nostra testa un mondo abitato da noi. Ma ci vediamo anche quelli che ci circondano. La nostra battaglia consiste nel far accettare questo mondo agli altri. Oppure nell’accettare i loro. La nostra vita dipende dal grado di adattamento alle altre realtà. Se insistiamo ad escludere tutte le altre, finiamo per ritrovarci soli di fronte a noi stessi.”
Non mi metterò a sbrogliare la trama, non ne sarei capace non avendo preso appunti e poi è troppo lunga, ma mi fermerò sui punti nodali. Arq ha una struttura che definirei piramidale o forse è un gioco di scatole cinesi o è il nastro di Möbius ad essere più adatto? La questione è che la realtà non è unica e il lettore dovrà risolvere l’amletico dubbio twinpeaksiano “who is the dreamer?”.



Secondo me è Mike. Ricordiamo che nel tomo 17 Mike, Amos e il “tizio col cappuccio” formano “Julian con il cappuccio”, che secondo me è la coscienza stessa del vero Julian con cui alla fine dialoga e spiega come stanno le cose. In pratica, Mike + Amos (causa del suo delirio) + il tizio (la materia dei sogni) generano Julian, che a sua volta genera altri mondi. Ricordiamo anche che il personaggio Mike Amos (che rappresenta il collegamento e la resistenza di Mike nel restare nel mondo di Arq) non vuole abbandonare il mondo di Arq ma viene fatto morire da Julian esattamente come morirà lui dopo, ovvero come avrebbe dovuto essere dal principio: la caduta dall’albergo. Inoltre, nella pagina finale del secondo ciclo vediamo la stanza di Mike piena di oggetti del mondo di Arq! L’ospedale dove viene curato Mike è il Reality County Hospital. ARQ=Automatic Repeat Query (thanks web), che nell’informatica (Julian è un informatico) è una strategia di controllo di errore.
Dunque, per me, Julian è in realtà Mike che, in coma in seguito all’aggressione ai danni di Colyn, si immagina come potrebbe sentirsi Amos se perdesse il fratello. Quindi, si mette in prima linea e rovescia i ruoli. Ed ecco che vediamo Julian tentare il suicidio dopo la morte di Robby, suo unico amico. Dopodiché va nell’istituto, scappa e tenta il suicidio dall’albergo dove tutto ha inizio. Durante la caduta pensa alla religione e a un mondo migliore, respinge l’inevitabile, la morte, ma si pente e questo mondo “migliore” che crea è Arq, dove capisce che è una simulazione (similitudine con il sogno), ma continua ad andare avanti e a rimandare lo scontro con la realtà. Ovviamente anche il mondo di Gilpatric è falso e diciamo che Gilpatric è in qualche modo il suo creatore e, ritornando in un contesto biblico, Julian dà le sue colpe a chi l’ha creato: Dio. Del resto, vogliamo forse dire che il concetto di libero arbitrio non sia anche esso uno dei temi portanti della serie?
Abbiamo così il primo ciclo a cui segue un secondo che è scaturito dal secondo shock emotivo di Mike/Julian, il mondo di Mike appare subito dopo che Julian ha scelto di scollegare il suo embrione, che cambia nuovamente la realtà. Il terzo shock cambia tutto nuovamente e coincide con la morte di Nonac, che rappresenta l’immaginazione. Il mondo di Arq viene svuotato e il mondo di Mike acquisisce maggiore importanza, ha molte più pagine rispetto a prima. Alla fine, la “realtà” va affrontata, non si può tornare indietro. La morte si avvicina sempre di più, Racken diventa amico di Julian.
Il finale è dunque ciclico, si ritorna all’inizio ma la parabola di Julian è solo una metafora per Mike. Inoltre, il cambio di formato, da normale a contratto ed infine allungato, potrebbe rispecchiare lo stato del cristallo (ergo del mondo di Arq) che si contrae prima dell'esplosione. Potrebbe quindi essere il cuore di Mike o di Julian a seconda dei punti di vista! Una curiosità che ho letto, uno degli infiniti rimandi, è che nel volume 16, a pagina 12, Arena si trova di fronte alla bacheca degli indizi dove vediamo 3 formati di pagina che corrispondono ai 3 tipi di formati del fumetto stesso. Inoltre, Mike lavora in una stamperia! A tale proposito ho letto anche una sfiziosa equazione: Julian = Mike = Andreas.






Vogliamo poi dire quanto è geniale l’ultima pagina? Eve gioca con le stecchette, forma inizialmente Delta Epsilon Theta e successivamente forma ARQ.
Il mondo grigio/carboncino, quello di AZS, è generato dallo stato di shock di Colyn e scompare quando si "sveglia". Questo mondo si pone il dubbio sulla sua realtà e innesca un’indagine sugli altri "mondi" per confermare o meno la loro ipotesi. In pratica è il rimorso che Mike prova per aver attaccato Colyn, un rimorso che lo insegue. Infatti, è Colyn (che sulla maglietta ha il simbolo di AZS) che apre il vaso di Pandora, ovvero distrugge il contenitore di Mike (riferimento al contenitore di Arq). A quel punto tutto si sgretola, nel mondo di Mike muoiono tutti, si addentrano nella foresta, certamente simbolo del pericolo (ricordo che Robby morì su un albero), poi non resta che l’accettazione nel tomo finale.
Arq, si è detto all’inizio, è stracolmo di rimandi e simboli ma anche di giochi, ricordiamo la lingua creata ad hoc per essere decriptata, ricordiamo le profezie, gli indovinelli polizieschi (le iniziali dei “mostri” morti che formano una frase, Mike hurt Colyn, che a mio avviso è il fulcro della vicenda), ma è anche un gioco di specchi, non parliamo di easter egg, sono indizi che accendono delle lampadine, i nomi anaciclici ci mettono in guardia, così come i personaggi nelle varie realtà, nomi uguali se consideriamo le traduzioni in altre lingue, ecc. Alcuni sono intuibili ma, che ne so, data la somiglianza, Tom Dorn sarebbe l’avatar di Gilpatric? La teoria sussiste perché Tom Dorn ingaggia Mike come Gilpatric ingaggia Julian e se abbiamo detto che Gilpatric è il capro espiatorio per Julian, il motivo potrebbe essere proprio perché alla fine dell’indagine capiamo che Tom Dorn, padre di Colyn, ha delle colpe (copre la moglie) nell’assassinio dei genitori di Mike.
La grandezza di Arq è che Julian, e quindi il Mondo di Arq, è un foglio bianco (Mike lavora ad una stamperia) e, ricordando Locke, “la mente umana è alla nascita una tabula rasa, un foglio bianco su cui la pratica del mondo esterno e la riflessione dell’individuo su sé stesso imprimeranno quei segni che chiamiamo conoscenza”. E anche se Andreas stesso afferma che “il mio lato cartesiano mi spinge a credere solo nella realtà in cui vivo.”, è consapevole che instaura un doppio legame tra la sua realtà e la realtà del suo fumetto che, oltre ad avere un sapore metafumettistico, è anche un legame invisibile con il lettore. Del resto, quante volte abbiamo sentito dire che il fumetto, a differenza del cinema, si basa su un accordo non scritto con il lettore, che ha pieno potere nello spazio bianco. Ed è proprio bianca la materia che trasporta nel mondo di Arq, il “tizio col cappuccio” è la rappresentazione della materia bianca che ci restituisce la coscienza di Julian, che lavora a White Dust, quella polvere bianca che ritroviamo nell’ufficio di Mike. Si potrebbero riempire pagine con cose del genere, ma ritorniamo al foglio bianco e, come capiamo anche alla fine, i personaggi del mondo di Arq sono aspetti della personalità di Julian. Andreas ci dice che Racken è la morte (era anche il padrone del mondo di Arq prima dell’intervento di Montana, bel presagio) e Gilpatric è il capro espiatorio. Cerchiamo di infalarcene altri, con l’aiuto del web:
Ynos: il suo desiderio di vendetta (Julian rifiuta di essere responsabile e dà tutte le colpe a Gilpatric)
Arq personaggio: malafede (?)
Nonac: immaginazione.
Eve: la sua ingenuità
Tarak: la sua ambizione. Si fonde con Nonac, che si fonde con Montana? Passaggio non chiaro.
Tala: è forse la Colyn ideale? È la volontà di Mike, che si trasferisce in Julian e lo spinge ad avere un bel rapporto d’amore che ovviamente non potrà andare avanti. Tra l’altro Colyn e Tala si somigliano.
In realtà Andreas ci aveva già fatto intendere che Arq, il personaggio, fosse la summa dei caratteri dei 5 (protagonisti) quando ha preso apertamente il carattere di Montana.
Mi fermo.




Potrebbe anche essere Julian, il dreamer, e questa è praticamente la teoria che abbracciano tutti (quei pochi francesi) in rete, con la conseguenza che il mondo di Mike è una sua creazione ma non riesco a farmelo tornare come mi torna il procedimento opposto.
Erano necessari 18 tomi per esprimere un concetto semplice? A questa banale domanda, la risposta è altrettanto banale: senza il viaggio non c’è meta, senza una vita non ci può essere una fuga fantasiosa da essa. Il valore di Arq non sta nei singoli tomi e nemmeno nella media dei 3 archi, ma nel quadro completo. Arq è una lettura intensa, che ogni lettore di fumetti dovrebbe fare, e in quanto tale ti accompagna anche dopo. Il lettore che si imbarca nella lettura di Arq, esattamente come Tala, aspetterà la fine e poi? Poi la vivrà.

 

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