Pensieri Sparsi - Quaderni Giapponesi II di Igort

Autore: Igort
Titolo: Quaderni Giapponesi II
Editore: Oblomov Edizioni
Pagine: 181 a colori
Formato: 17 x 24 cm, brossurato

Il vagabondo del manga, Igort, è come il vino, credevo che avesse raggiunto l’apice con il primo volume ma con questo porta a compimento un percorso stilistico personale devoto alla ricerca grafico-narrativa dell'essenziale. Niente è fuori posto, niente infastidisce la lettura, sembra di vivere quei posti anche senza averli mai visitati.

Questi quaderni di Igort, una sorta di diari o reportage documentaristici, rappresentano alcuni degli esempi migliori per quanto riguarda l'efficacia del graphic journalism odierno.
E’ una lettura ancora più soave e leggiadra del precedente, d’altronde quello descriveva la gioventù dell’autore e tirava in ballo personaggi giapponesi più “popolari”, mentre questo descrive il suo recente viaggio, definito senza scopo, in costante perdita del sé; viaggiare e non più ricordare, raccontando così l'esperienza tramite un flusso di coscienza casuale.
In definitiva è un viaggio di riscoperta e rinascita, una camminata sospesa tra haiku e pittura.
L’accostamento di testo e disegno è in simbiosi, immediato, indissolubile, un unicum proprio come gli ideogrammi.

L’autore italiano si fa giapponese, omaggia il sublime tramite accenni alla mitologia e al folklore.
Nonostante una Tokyo – con tutte le sue problematiche – vicina alle olimpiadi e prossima a diventare una delle tante metropoli senza anima, questo è un vero e proprio atto d’amore per il Giappone in toto, che da qualche parte conserva ancora intatto lo spirito Zen. Tuttavia si percepisce anche una certa idealizzazione, viene ritratto un Giappone troppo bucolico, nonostante gli accenni alla modernità; lo sguardo è palesemente di uno che ama quei posti. Ecco, sì, è un po' di parte ma credo che alla fine quello sia lo stato d'animo di Igort che non viene trattato come un normale gaijin né come un normale giapponese, ma gli viene riservato un posto d'eccezione durante il lavoro e in Giappone non è poco. Raccontare le cose semplici ed esserne soddisfatti - contemplare - è proprio l’approccio Zen che Igort porta avanti tramite una tecnica mista tra fotografie e pennellate, mutevole ma sempre coerente, anche quando è dettagliato è minimalista.
Segue un ordine ben preciso ma è frammentario come un diario, mai stancante e, anzi, rilassante come un bagno termale.
Durante la lettura si percepisce un tono di nostalgia, come il precedente Quaderni Giapponesi, ma, a differenza del precedente, non assume funzione drammaturgica, bensì evocativa.
Un “racconto” intimo di un occidentale che riesce veramente a far suoi elementi così distanti.




 

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