Recensioni - Cromwell Stone di Andreas

Autore: Andreas
Titolo: Cromwell Stone - integrale
Editore: Magic Press
Pagine: 144 in bianco e nero
Formato: 19 x 26 cm, brossurato

Procediamo per step: un tomo alla volta. Il volume Cromwell Stone integrale contiene i 3 tomi pubblicati per il mercato francofono nell'arco di 20 anni ed è una storia unica.

Cromwell Stone (1984)

La storia si apre con una citazione di Lovecraft: "L'emozione più antica e più forte dell'umanità è la paura". Cromwell Stone sta avanzando a piedi lungo un sentiero costiero, una sporgenza che costeggia un mare tempestoso e battuto dal vento. Trova rifugio a casa di Gordon Globe e gli racconta le sue disavventure. Qualche tempo fa aveva deciso di andare a Loatham (in Inghilterra) per trovare Jack Farley, uno dei suoi amici. Arrivato lì, Stone aveva avuto l'impressione di una città ostile, di vaghe minacce in agguato nelle zone grigie. Raggiunto l'indirizzo che gli aveva dato Farley, fu sorpreso di scoprire che nessuno si ricordava di lui (nemmeno il suo vicino) e che era scomparso come se non fosse mai stato a Loatham. Una cosa tira l'altra, Stone aveva finito per trasferirsi nella villa che Farley avrebbe dovuto affittare. Presto si verificarono fenomeni inspiegabili.
La citazione in prima pagina non lascia dubbi sull'intenzione di Andreas: per lui si tratta di realizzare una storia "alla maniera di", di rendere omaggio a Lovecraft. Il lettore è quindi molto meno sorpreso di Cromwell Stone da questi misteriosi fenomeni che suggeriscono l'esistenza di entità poco disposte nei confronti dell'umanità, di una geometria che sfida le leggi fondamentali dello spazio, e di un Altrove o un esterno minaccioso. Andreas padroneggia alla perfezione le ossessioni di Lovecraft, integra la presenza minacciosa dell'oceano e personaggi che sembrano sapere molto senza voler aiutare Stone.
Da questa prima storia dedicata a Cromwell Stone, il lettore nota che Andreas omaggia Lovecraft ispirandosi ad esso, senza plagiarlo o copiarlo. La storia di Cromwell Stone non riprende la mitologia di Cthulhu e segue una sua logica, con le sue specificità. La trama non è molto innovativa, ma la sua esecuzione è unica. Lui stesso infatti dice che è già stato detto tutto ma ciò che conta è la fattura. Difatti nessun fumetto/romanzo può essere paragonato all’esperienza di lettura che ci lascia Cromwell Stone. Andreas usa convenzioni di diversi generi, dando vita a una storia fuori dall'ordinario, che si svolge probabilmente all'inizio del Novecento.
Così come il riferimento a Lovecraft è imprescindibile nella scoperta della narrazione, quello di Bernie Wrightson, Durer e altri incisori lo sono nei disegni. Andreas utilizza una miriade di linee che ripetono lo stesso percorso per dare volume alle superfici e conferire loro una consistenza palpabile. Allunga leggermente i volti per renderli più espressivi soprattutto quando l'individuo ha paura. Allo stesso modo in cui Andreas prende ispirazione da Lovecraft senza copiarlo, prende ispirazione da Wrightson senza copiarlo. Per cominciare, Andreas è meticoloso quanto Wrightson nel disegnare queste molte linee parallele, che rappresentano una luminosità complessa, ma non raggiunge il livello di Wrightson che le usa anche per formare la texture dei materiali, oltre al loro volume. Quindi, fin dal principio, il lettore è colpito dalla composizione di ogni pagina: le varie composizioni di vignette con forme diverse e l'abilità con cui Andreas ricompone il movimento mediante la loro disposizione. È subito chiaro quanto Andreas sia un maestro della narrazione visiva. Si notano le influenze dei fumetti americani, che utilizzano la verticalità, ma Andreas ha una composizione personale e ben più libera. 

La prima pagina è divisa in 2 lungo una linea obliqua verso l'alto, il terzo superiore è costituito da 5 vignette di dimensioni decrescenti che mostrano Cromwell Stone che sale lungo il sentiero, con un movimento della telecamera che si avvicina al suo viso mentre si gira. La parte superiore è quindi opposta a quella più grande sottostante che mostra il sentiero, le onde impetuose, la scogliera e la casa di Gordon Globe attigua alla parete rocciosa. Questo contrasto accresce l’impatto emotivo, che in questo caso è la paura del mistero data da un castello su una scogliera, un’immagine archetipa insomma.
Andreas in generale crea tavole con una densità media per il fumetto franco-belga, con più o meno 10 vignette. Utilizza principalmente vignette rettangolari, mentre ricorre a vignette trapezoidali o triangolari quando la natura degli eventi lo giustifica. Quando lo storytelling lo rende necessario, diminuisce anche il numero di vignette per pagina per trascrivere le dimensioni sproporzionate di un elemento.
Questa inventiva nella composizione delle pagine va oltre la semplice sperimentazione e dimostra una padronanza impressionante del vocabolario e della grammatica dei fumetti. Andreas fa buon uso sia di una divisione in 6 riquadri verticali dell'altezza della pagina (tav. 43), sia di una divisione in 10 riquadri orizzontali della larghezza della pagina (tav. 34). 


A differenza dei fumettisti che usano riquadri a tutta pagina per disegnare solo la testa di un personaggio nel mezzo senza sfondo, Andreas usa l'intera larghezza, gestendo il flusso del tempo in modo sottile, in pratica dà veramente la sensazione che tra l'elemento disegnato all'estrema sinistra e quello all'estrema sinistra trascorra del tempo mentre lo sguardo del lettore avanza. Può anche usare una striscia orizzontale di 5 quadrati per evidenziare l'evoluzione delle espressioni facciali di un personaggio, se è per questo. Insomma, ogni pagina è una nuova lezione di arte sequenziale, senza sembrare un'inutile dimostrazione gratuita per stupire il lettore. Ciò che è evidente in Andreas rispetto ai virtuosismi scontati di altri disegnatori è che è imprevedibile e in ogni caso non è mai eccessivo. Andreas non crea vignette con una determinata forma per rispecchiare il contenuto in maniera banale, per esempio una composizione a croce se si parla di Cristo, né utilizza le strutture ripetute e simmetriche di Moore in Watchmen che capisci prima ancora di girare la pagina e inducono ad una masturbazione pubblica, tralasciando poi il fatto che abbia fatto la storia anche per questo motivo.
Dalla prima pagina il lettore nota anche che Andreas ha deciso di raccontare la sua storia in modo prevalentemente visivo, vale a dire che in molte occasioni le vignette, o anche le pagine, sono prive di testo; ma non è questo il punto, perché tutti potrebbero raccontare senza testo, piuttosto la differenza è quanto non detto c’è nei disegni. Attenzione, Andreas è un mago ed ama nascondere le cose. Mentre Lovecraft evocava spesso orrori indicibili, Andreas riesce a evocare un orrore che rimane nascosto, sottintendendolo con il gioco di ombre, movimenti e inquadrature. Vogliamo dire che Cromwell Stone si rifà anche al cinema espressionista tedesco? In particolare a Caligari se facciamo il parallelo tra le vignette trapezoidali e le scenografie spigolose del film. Tramite la sua arte Andreas ci restituisce immediatamente una precisa atmosfera. Questi passaggi più visivi inducono anche un maggiore coinvolgimento del lettore che deve formulare internamente ciò che vede, e individuare la causalità da una vignetta all'altra. Tuttavia, Lovecraft non è l’unica influenza/omaggio, come si può notare c’è anche una componente prettamente avventurosa, marinaresca alla Stevenson ed ecco che al racconto visivo si affiancano anche parti di racconto verbale, che si trasforma in un racconto nel racconto, quello che nel romanzo sarebbe il racconto diaristico e non a caso anche Cromwell avrà un testamento. È bene sottolineare che anche in questo caso Andreas non si limita a omaggiare, le scelte stilistiche sono aggiornate eccome.
Al termine, il lettore nota di essersi immerso in un ambiente totalmente accattivante, di grande inventiva visiva nei disegni, nella composizione delle pagine, nella suddivisione di ogni sequenza, e di essersi confrontato con l'indicibile. Al di là del brivido provocato dal sentimento di terrore, sente il fatto che l'individuo si evolve in un mondo di cui conosce poco e di cui capisce ancora meno.


Il Ritorno di Cromwelll Stone (1994)

Diversi anni dopo il primo tomo, Phil Parthington decise di recarsi negli Stati Uniti, compiendo il viaggio a bordo di un transatlantico, in compagnia di sua moglie Marlene. Sono installati nella suite presidenziale perché Parthington è diventato un ricco imprenditore. Appena salito a bordo vede il signor van Koor che lo fissa con insistenza. Durante la traversata, la cabina di Parthington viene violata, il furto viene interrotto da Cameron, la guardia del corpo di Parthington. Di notte, strane creature sembrano vagare per le onde nere intorno alla nave.
Il primo tomo è stato posto sotto il segno di una citazione di Howard Phlips Lovecraft, questo inizia con una citazione di Harlan Ellison: "Siamo minuscole creature in un universo che non è né benevolo né malizioso... È solo enorme e inconsapevole di noi se non come anello della catena della vita".
Quanto è azzeccata questa citazione? Andreas è uno che crede nella forza multiforme dell’arte fumettistica, dice di non amare la perfezione di Tintin e che il fatto stesso che Hergé abbia aggiornato le storie precedenti è una cosa per lui inconcepibile, per contro ama Il Celestiale Bibendum di De Crecy, che cambia stile ogni 3 pagine. Ergo, Andreas cambia un po’ lo stile grafico e narrativo, dà persino la parvenza che questo secondo tomo sia sconnesso dal precedente ma si sa che alla fine saranno tutti collegati perché con Andreas non c’è scampo. Dunque, Parthington ha deciso di portare la chiave dall'altra parte dell'Atlantico rivelando così che non è andata persa. Questa forma di inseguimento con scontri conferisce dinamicità alla storia, aumentando il grado di avventura.
Il filo conduttore del primo tomo era l'impossibilità per l'individuo di comprendere la realtà nella sua interezza, in tutta la sua complessità. Questo secondo tomo invece mostra l'indifferenza dell'universo nei confronti dell'umanità. Questo è un punto di vista ateo, che incorpora la possibilità dell'esistenza di creature superiori (nel loro sviluppo) all'uomo. Andreas sorprende con l'intelligenza del design delle creature aliene associate alla chiave. Non è una minaccia dall'esterno o da Altrove alla Lovecraft, tanto meno una razza di demiurghi umanoidi o vecchi con lunghe barbe bianche.
Andreas ha progettato una razza aliena per avere una forma diversa dagli umani, con motivazioni aliene all'umanità, con abilità creative che non hanno nulla a che fare con il principio antropico (che l'universo ruoterebbe intorno all'umanità). Questa componente della narrazione è l'opposto della fantascienza (Vogt) o del fantasy (Howard) a buon mercato, quelli delle pulp stories, insomma, che Andreas ha letto da bambino/adolescente ma non snobba, non li guarda dall’alto in basso, però certamente li aggiorna. Molto rapidamente, il lettore si rende anche conto che i diversi personaggi evolvono in una situazione che va al di là del fondamentale divario buono/cattivo.
Tra gli elementi grafici più notevoli c'è la sua completezza quasi maniacale in certi disegni. Quella che rappresenta l'imbarco dei coniugi Parthington a bordo del transatlantico occupa mezza pagina, con decine di comparse. Quello dello sbarco (pag. 24) è altrettanto impressionante nella rappresentazione della folla che sbarca, seguendo percorsi canalizzati e logici. 


Lo stile da incisione ovviamente si sposa con quanto raccontato e, come ho detto, omaggia ma è personale e moderno. Ciò che è incredibile è che a differenza di Wrightson, che è evidentemente pulp nelle sue illustrazioni, Andreas è allo stesso tempo dettagliato ed espressionista, ha la perizia dell’illustrazione e la capacità narrativa fumettistica.
Essendo questa storia più avventurosa, Andreas crea tavole ancora più spettacolari. C'è il deragliamento del treno di incredibile impatto, la cui rappresentazione sfugge a tutti gli stereotipi visivi (pag. 28-29). Le tavole 12 e 13 includono un disegno a doppia pagina che rappresenta il transatlantico circondato da una flotta spettrale, sempre con una meticolosità nell'inchiostrazione che obbliga il lettore a soffermarsi su questo disegno, scrutando le forme, come fanno i marinai sulla nave. Qui ricorda decisamente Doré. Le pagine 40 e 41 includono ancora un disegno a doppia pagina, con vista sullo skyline della città, dove tutti gli edifici sono raffigurati con maniacale accuratezza. Le doppie splash sono dosate, s’era detto, per mostrare la portata catastrofica degli eventi e sottolineare l’insignificanza degli umani, come sottolinea la citazione di Elisson in apertura.



C'è questo passaggio in cui Parthington non può più esprimersi, la sua ragione si frammenta, le vignette sembrano crollare l'una sull'altra, perdendo il loro carattere ordinato e la loro forma ben inquadrata. C'è anche una progressione di diversi personaggi in una fitta vegetazione, dove i bordi delle vignette sono fatti di fogliame e hanno perso la loro rettilineità per mostrare che la truppa sta procedendo lungo un sentiero tortuoso ostacolato nel loro percorso da una fitta vegetazione.
Come nel primo tomo, anche qui Andreas produce sequenze mute con una tensione narrativa nata dalla gestione del flusso temporale tra ogni vignetta e dal modo in cui le posture progrediscono. È il caso della fuga frenetica di Marlene nella natura, per sfuggire al suo inseguitore.
Con questa seconda parte della trilogia (eseguita 10 anni dopo la prima), Andreas dimostra la sua realizzazione artistica, sia come sceneggiatore che come disegnatore. Leggendo, c'è una fusione perfetta, che gli altri si sognano. Estende la narrazione del primo tomo in modo organico e naturale, ampliando al contempo l'ambito del tema principale e delle tecniche narrative visive.
Nello scoprire la trama, il lettore apprezza l'intelligenza delle parole di Andreas sul posto dell'umanità nell'universo, e il modo in cui la racconta. Andreas non sacrifica in alcun modo l'aspetto visivo della storia, che sia spettacolare, divertente o di suspense narrativa.


Il Testamento di Cromwell Stone (2004)

Come ha promesso a Cromwell Stone, Marlene Parthington è tornata in Scozia con la scatola che lui le ha regalato. Il suo aereo di linea è stato attaccato da un altro aereo, si è schiantato. È l'unica sopravvissuta, senza ricordi di ciò che è realmente accaduto. Viene accolta da Mary e Joe Achnacon, a casa loro, nella stanza della figlia defunta. Approfitta di questo soggiorno forzato per recarsi sulla tomba di Marjorie e James Argyll, i suoi genitori adottivi. Gli Achnacon le suggeriscono di andare in un ospizio per parlare con Constance, un'anziana signora (103 anni), per saperne di più su questi genitori adottivi.
Il titolo di questo volume è da prendere nel primo senso, è infatti la volontà di Cromwell Stone che Marlène Parthington si porta a casa, senza sapere davvero cosa farsene. Come i primi 2 volumi, anche questo si apre con una citazione, un estratto dall'Esodo: "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo.” Rispetto a quelli di Lovecraft e Ellison, questo è particolarmente criptico. Scegliendo questa citazione, Andreas confonde il lettore in quanto il volume precedente ha sviluppato un punto di vista ateo senza poter essere frainteso.
Improvvisamente il lettore si riduce a fare come Marlène: osservare i segni e interpretarli. Andreas parte forte dalla prima pagina con una scena allegorica di un uomo e una donna nudi che cavalcano ciascuno un drago e si combattono nel cielo (mi vengono in mente i miti germanici e, ricordiamolo, Andreas è tedesco). Una sequenza seguente fornisce una possibile interpretazione. In più occasioni i personaggi notano la presenza di un simbolo (o di un emblema): un punto in un cerchio. Questo è un motivo ricorrente che sembra significativo. Ma quale? Certi eventi possono essere interpretati anche come presagi, ad esempio la morte di Constance poco prima che Marlene le faccia delle domande. Ci sono anche stormi di gufi, animale che non si muove mai in gruppo, ed è costante anche in Rork. Marlène si confronta anche con una manifestazione soprannaturale: teofene (l'etimologia di questa parola evoca messaggeri che illuminano il cammino di Dio, una sorta di declinazione del sensoriale forse).
Sfogliare questo volume prima di leggerlo dà l'impressione che Andreas ne abbia alleggerito un po' le pagine. La lettura mostra che questa sensazione deriva dal minor uso di neri pieni. D'altra parte, la completezza e la dedizione non sono diminuite.
Ho detto che Andreas ama cambiare e in questo tomo cambia ulteriormente stile. È in questo che diverge particolarmente da Lovecraft e l’avventura, creando una storia più intimista e metafisica. Per questo motivo è possibile osservare che questo tomo ha 16 pagine mute su 46 e il bianco, talvolta accecante, è molto più marcato rispetto a prima.

Quando la storia passa attraverso una sequenza fantasmagorica (sognata o allegorica), Andreas abbandona l'inchiostro per i disegni a matita, la modalità di resa fornisce così ulteriori informazioni al lettore. Nella terza tavola, l'occhio del lettore è fermato da un albero martoriato sui cui rami è atterrata una nuvola di gufi. Andreas ha scelto di rappresentarli in ombra per dare loro un'aura misteriosa. Poco più avanti, ha reso la texture di una stele con una miriade di linee corte e sottili, conferendo così una presenza inimitabile alla pietra. Si potrebbe andare avanti e avanti nel citare la bravura di Andreas.
Mentre Marlène è nella torre vive un'esperienza psichica, che Andreas traduce in composizioni su uno sfondo a scacchiera bianco e nero distorto nello spazio. La psichedelia di questa composizione rispecchia perfettamente lo squilibrio psichico del personaggio.
Questo tomo rappresenta un fumetto dalla controllata e imponente invenzione formale, per una trama che pone ancora una volta il protagonista di fronte all'ineffabile, al bisogno di identificazione di schemi, al bisogno di dare un senso agli eventi. Andreas introduce diversi segni ed emblemi che suggeriscono che potrebbe esserci una spiegazione per questi eventi. Tuttavia, alla fine della storia, il lettore si interroga ancora su alcuni di questi segni (in particolare quelli che sembrano reminiscenze di vite passate nella tavola 5), a partire da questo punto al centro del cerchio. Andreas attesta il carattere soprannaturale di diversi eventi, senza possibili contestazioni, pur lasciando qualche dubbio, come è giusto che sia.

Alla fine Andreas ci cala in un contesto tradizionale, la cui genialità sta nel trasformare generi morti e sepolti da decenni (nel senso che si vedevano solo mere copie e di stampo commerciale) in qualcosa di mai visto. Vorrei sottolineare come i tre tomi presentino uno sviluppo naturale per quanto riguarda la visione della vita e forse ciò è dovuto proprio alla lunga gestazione. In pratica inizia con una narrazione criptica, forgiata dalla volontà di capire l'inspiegabile; passa poi ad un'accettazione di essere solo polvere di stelle; e infine abbraccia la spiritualità, senza sentimentalismi, perché probabilmente ad una certa età ne hai bisogno.
È tradizionale nel senso nobile del termine, ovvero Andreas non fa un fumetto fantastico avanguardistico ma utilizza la tradizione per esplorare nuovi orizzonti e i suoi non hanno limiti.

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