Pensieri Sparsi - Shangri-la di Mathieu Bablet

Autore: Mathieu Bablet
Titolo: Shangri-La
Editore: Oscar Ink
Pagine: 224 a colori
Formato: 24 x 32 cm, cartonato

Bablet è migliorato sotto ogni aspetto da La Bella Morte nonostante rimanga fedele dal punto di vista grafico sia per le vignette tendenti al monocromatico, utilizzando inquadrature più disparate, sia per quanto riguarda il tratto, iper-dettagliato e realistico per gli sfondi e decisamente caricaturale per le persone. Tuttavia Shangri-La è soprattutto un passo in avanti per l'ambizione e la profondità che riesce a veicolare.

Preciso che il “character design” continua a non piacermi ma la scelta questa volta è più azzeccata poiché mostra un’umanità piatta proprio come traspare dalla storia.
Molto semplicemente il titolo fa riferimento all’immaginario Paese di Hilton ed è facile intuire che uno degli svariati temi sarà il classico “l’uomo gioca a fare Dio”. La trama è molto elaborata e intrecciata, ci sono più punti di vista e fazioni: da un lato gli scienziati che portano avanti il progetto Homo Stellaris, che consiste nel creare la vita dal nulla e guidare dall’alto un nuovo popolo - con caratteristiche diverse - stanziato su un satellite di Saturno; poi c'è la multinazionale Tianzhu, che ha creato un’arca di Noè dopo che la Terra è stata resa inabitabile; infine ci sono i rivoltosi e tra questi c’è anche il “protagonista” del racconto.
Nonostante Bablet peschi dalla fantascienza classica di oltre mezzo secolo fa, come spesso avviene l’occhio - lucido - dell’autore si focalizza sul presente mostrando le contraddizioni di questa società. In un futuro in cui nemmeno ricordano se sia stata la guerra, lo spreco di risorse o altro a rendere la Terra inospitale, c’è la multinazionale (non è un caso il nome cinese) che garantisce la sopravvivenza degli umani in una stazione orbitante sovraffollata.

 

La multinazionale ha ovviamente il pregio di aver salvato l’umanità, ma anche quello di aver imbastito un meccanismo di costante domanda e offerta che funge da controllo supremo sull’uomo, sradicando concetti come guerre, religioni e via dicendo. Tutto ciò va a discapito dell’umanità perché le scelte dei singoli sono solo apparentemente libere, ma c’è chi inizia a capire che è un circolo vizioso che segue ciclicamente questi step: lavoro-crediti-acquisto di materiale della multinazionale-la multinazionale paga il lavoro degli uomini.
Il consumismo è l’unico motore che tiene sotto scacco i lavoratori, quindi con azioni semplici e banali come fornire il rilascio del nuovo modello di un tablet, cellulari o cose così, le persone sono spronate a lavorare, esattamente come succede oggigiorno.

Questa è a tutti gli effetti una società che ha raggiunto kierkegaardianamente lo zenit dell’uomo estetico (materialista), in cui più hai e più sei considerato. Ma da chi? Sempre e solo da gente comune, da xenofobi, da fascisti, razzisti, dagli altri tuoi simili, praticamente il nucleo operativo di questo organigramma. 

Ci sono frecciate anche alla sperimentazione animale, che porterà poi ad un'agghiacciante scena con uno degli animoidi rivoltosi. L’umanità ha bisogno di conforto e inventa gli animoidi, cani-uomini, che fungono da lucida mente per ricordare agli esseri umani che non importa quanti anni nel futuro si andrà, non importa quale fazione ed ideologia si porterà avanti, l’umanità è destinata a ripetersi. L’uomo giusto al momento giusto, in ogni epoca, farà sempre la stessa cosa e questo è avvilente per alcuni.
Questa volta ci sono abbastanza dialoghi e le sequenze completamente mute sono praticamente disposte solo all’inizio e alla fine, a rimarcare ancora una volta la ciclicità della storia. Non dirò come si concluderà la storia anche se è intuibile, ma è decisamente un racconto molto umano e drammatico.
La perizia tecnica di Bablet è fuori discussione, mentre la sceneggiatura tocca sapientemente temi come tecnologia e tecnocrazia, religione ed etica, ecc. In definitiva si tratta di una grande prova di Bablet, che lo ha secondo me consacrato ad essere uno dei giovani più interessanti nel panorama mondiale soprattutto perché questo tipo di storie, cioè di fiction e non mainstream, stanno scomparendo a favore di menate ombelicali. Certo, in Francia fumetti d'avventura, storici, fantascientifici, fantasy, noir, di genere insomma, esistono ancora ma le opere che, seppur classiche, raggiungano un certo livello sono comunque poche.



 

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