Autore: Mathieu Bablet
Titolo: Shangri-La
Editore: Oscar Ink
Pagine: 224 a colori
Formato: 24 x 32 cm, cartonato
Bablet è migliorato sotto ogni aspetto da La Bella Morte nonostante rimanga fedele dal punto di vista grafico sia per le vignette tendenti al monocromatico, utilizzando inquadrature più disparate, sia per quanto riguarda il tratto, iper-dettagliato e realistico per gli sfondi e decisamente caricaturale per le persone. Tuttavia Shangri-La è soprattutto un passo in avanti per l'ambizione e la profondità che riesce a veicolare.
La multinazionale ha ovviamente il pregio di aver
salvato l’umanità, ma anche quello di aver imbastito un meccanismo di
costante domanda e offerta che funge da controllo supremo sull’uomo,
sradicando concetti come guerre, religioni e via dicendo. Tutto ciò va a discapito
dell’umanità perché le scelte dei singoli sono solo apparentemente
libere, ma c’è chi inizia a capire che è un circolo vizioso che segue
ciclicamente questi step: lavoro-crediti-acquisto di materiale della
multinazionale-la multinazionale paga il lavoro degli uomini.
Il
consumismo è l’unico motore che tiene sotto scacco i lavoratori, quindi
con azioni semplici e banali come fornire il rilascio del nuovo modello
di un tablet, cellulari o cose così, le persone sono spronate a
lavorare, esattamente come succede oggigiorno.
Questa è a tutti gli
effetti una società che ha raggiunto kierkegaardianamente lo zenit
dell’uomo estetico (materialista), in cui più hai e più sei considerato.
Ma da chi? Sempre e solo da gente comune, da xenofobi, da fascisti,
razzisti, dagli altri tuoi simili, praticamente il nucleo operativo di
questo organigramma.
Ci sono frecciate anche alla sperimentazione
animale, che porterà poi ad un'agghiacciante scena con uno degli
animoidi rivoltosi. L’umanità ha bisogno di conforto e inventa gli
animoidi, cani-uomini, che fungono da lucida mente per ricordare agli
esseri umani che non importa quanti anni nel futuro si andrà, non
importa quale fazione ed ideologia si porterà avanti, l’umanità è
destinata a ripetersi. L’uomo giusto al momento giusto, in ogni epoca,
farà sempre la stessa cosa e questo è avvilente per alcuni.
Questa
volta ci sono abbastanza dialoghi e le sequenze completamente mute sono praticamente disposte
solo all’inizio e alla fine, a rimarcare ancora una volta la ciclicità
della storia. Non dirò come si concluderà la storia anche se è
intuibile, ma è decisamente un racconto molto umano e drammatico.
La
perizia tecnica di Bablet è fuori discussione, mentre la sceneggiatura tocca
sapientemente temi come tecnologia e tecnocrazia, religione ed etica,
ecc. In definitiva si tratta di una grande prova di Bablet, che lo ha secondo me
consacrato ad essere uno dei giovani più interessanti nel panorama
mondiale soprattutto perché questo tipo di storie, cioè di fiction e non mainstream, stanno scomparendo a favore di menate ombelicali. Certo, in Francia fumetti d'avventura, storici, fantascientifici, fantasy, noir, di genere insomma, esistono ancora ma le opere che, seppur classiche, raggiungano un certo livello sono comunque poche.
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