Recensioni - Nel Bar di Munoz & Sampayo

 Autore: Munoz & Sampayo
Titolo: Nel Bar
Editore: Oblomov Edizioni
Pagine: 360 in bianco e nero
Formato: 21,5 x 30 cm, cartonato

Nel Bar viene un po' falsamente descritto come uno spin-off di Alack Sinner, ma diciamo che è semplicemente ambientato nello stesso universo e ci sono alcuni personaggi - che restano sullo sfondo - già visti su Alack, tra cui lo stesso Joe. Dunque, è leggibile tranquillamente a sé stante.
Ogni episodio in pratica riguarda una sola storia, ma spesso scorgiamo i fuochi di altre vicende concomitanti che scintillano sullo sfondo. Uno sfondo che ha una vita propria, molto realistico proprio in virtù dell'accavallarsi di vicende, di suoni e parole. Del resto, quando andiamo in un bar non sentiamo anche le voci di perfetti sconosciuti? Questa polifonia narrativa si fa accompagnare da una certa complessità dell'immagine e insieme creano spesso sequenze in cui tutto è a fuoco, come a dire che manchi un vero protagonista che si faccia carico di spiccare tra la massa. Poi, sì, come detto, ogni storia ha comunque uno o più protagonisti.

La complessità della singola vignetta, non immediato per via della sua carica espressiva, coadiuvata da una particolare ricerca dell'inquadratura e del gioco di luci e ombre, che richiama un certo tipo di cinema americano inaugurato da Quarto Potere, spesso necessita di legarsi alle vignette adiacenti per essere compresa. Qui vediamo uno storytelling distante da quello classico, puramente descrittivo e chiaro, immediato, che favorisce il racconto. Eppure, quando una vignetta necessita di un'altra per essere pienamente compresa si può chiamare sequenziale. Non esiste un solo modo di narrare, dovrebbe essere chiaro, e i frequenti cambi di inquadratura donano anche essi quella vivacità polifonica su cui questo fumetto è impostato. Non solo, quando l'immagine è carica, stratificata, complessa, non immediata, dovremmo soffermarci di più. Questa sembra un'altra blasfemia per la massa, manco ci fosse una gara a chi sfoglia più velocemente le pagine. Munoz ormai sa perfettamente quando rallentare ancora di più l'azione creando immagini difficili, un modo di fare che risale al suo maestro Alberto Breccia. Infatti Breccia è sempre perfettamente leggibile quando vuole essere leggibile e, viceversa, indecifrabile quando vuole che il lettore non capisca. 
Per descrivere quest'opera prendo direttamente alcuni pezzi dalla postfazione, che sono molto a fuoco. "Il bar è semplicemente un luogo-approdo tra parentesi e ormeggi extra dry, offre un attracco sicuro a mani che si allungano disperate verso bicchieri appannati." "Il tema centrale è l'isolamento. L'inevitabile e intollerabile solitudine esistenziale degli Sarà lunga, fino a stasera. Quel sentimento acuto e straziante che porta a fuggire da sé facendo violenza agli altri o autopunendosi. Personaggi dalle esistenze separate, riluttanti a piegarsi alle norme, autori di gesti comunque legati a una ricerca di identità. Chi sono io? Con l'inevitabile conseguenza: chi sono gli altri?"
Agli autori interessa esplorare le spaccature create dalle azioni. Dunque, al contrario del fumetto classico e prendiamo come estremo Tintin, che è fatto di sole azioni, Nel Bar presenta tanti intermezzi che nel loro svolgersi creano un afflato antropologico. In tal caso ci viene in aiuto il segno di Munoz, che è improntato sull'evocazione e non sulla descrizione.
E' anche un'opera molto personale, la condizione di entrambi gli autori era la stessa di Pepe l'architetto: esuli, gente che non esiste, gente senza documenti. Per questo sono proprio importanti gli sfondi polifonici, caotici, pullulanti di vita ma che al contempo ne demarcano l'assenza di comunicazione e integrazione. Nel groviglio del bar possiamo trovare megalomani, euforici del divertimento in compagnia, per moda o per essere visti, e chi invece non vuole essere visto, accompagnato dalla propria solitudine. Al che si giunge alla conclusione che sono tutti esuli, anche chi non è straniero in terra straniera.

Lo stile di Munoz cangia, attraversa svariati periodi della sua carriera del resto. I primi 2 volumi raccolgono le storie che vanno dal '78 al 1985, il terzo dal 2001 al 2002. Si fa sempre più espressionista, fino ad essere quasi solo evocativo, ma "le vignette sono orge visive che restituiscono con rara veridicità l'effervescenza che regna nei locali di questo tipo."
Nel Bar il duo esplora più i paesaggi interiori dei personaggi, tendenza già avviata con AS dopo le primissime storie più noir, disfacendo l'intreccio e la presenza di un protagonista. Anche il ritmo è sincopato, del resto l'atmosfera è torbida e pregna di jazz, ma talvolta è proprio frammentato, con sequenze da "non sequitur".
Sono frammenti di storie che messi insieme forniscono un puzzle coerente, un po' come fa la fotografa della quarta storia. La narrazione delle (e tra le) storie è il magma incandescente che, solidificandosi, crea un nuovo percorso.
Alcune storie sono particolarmente oscure, non c'è vittimismo ma una rassegnazione ("e la morale allora? Buffonate") e, dunque, conseguente critica al sistema. I rapporti interpersonali tradiscono il loro essere rapporti sociali. Va da sé che il fumetto in questione sia molto politico. 

Munoz e Sampayo non sono facili da trattare poiché i loro fumetti non sono semplici da leggere; richiedono attenzione, voglia e capacità di cogliere il significato intrinseco di certe storie. Nel Bar andrebbe letto più volte per meglio apprezzare il flusso narrativo ed emotivo che probabilmente cambia di volta in volta. Lo si accosta alle partiture jazz per la musica ed è più vicino alla poesia che al romanzo. I dialoghi di Sampayo in effetti hanno una sonorità tutta particolare e lui è molto eclettico nel giostrare le varie classi e i vari approcci stilistici; si passa in pratica da racconti realistici ad altri più o meno astratti.

È migliore di Alack Sinner? Beh, AS è stato fondamentale per il fumetto e questo è un di più non da poco ma decontestualizzando li metterei sullo stesso piano solo perché la terza parte è complessivamente meno riuscita delle prime 2.
Le storie in ordine di preferenza personale: 8, 3, 10, 4, 7, 15, 1, 2, 13, 11, 5, 6, 9, 14, 12.

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