Autore: Eduardo Risso e Ricardo Barreiro
Titolo: Parque Chas
Editore: 001 Edizioni
Pagine: 176 in bianco e nero
Formato: 17 x 24 cm, brossurato
Parque Chas nella realtà è un quartiere di Buenos Aires permeato da misteri, per lo più alimentati dai taxisti: una zona che non si trova sulla mappa, dove il prima e il dopo si congiungono, è un labirinto dove esiste tutto ciò che hai perso nella vita, è un’invenzione di Borges, ecc. Barreiro utilizza quei misteri come metafore della dittatura, della schiavitù, della crisi economica e d’identità e altri problemi sociali dell’Argentina.
Qui troveremo un Risso agli esordi, ben lontano dal b/n contrastato e netto che ha fatto la sua fortuna, ma sfoggia un segno più realistico, fatto di mezzetinte, chiaroscuri e tratti sfumati per rappresentare le atmosfere noir, grigie e nebbiose del quartiere. Insomma, Risso è un gran disegnatore sin dagli esordi.Anche Barreiro utilizza un approccio diverso da quello che lo aveva caratterizzato nelle opere precedenti perché ormai alla fine degli anni ‘80 la fantascienza classica, sulla scia dell’Eternauta, non è più necessaria per raccontare i problemi del suo paese, ci vuole un contatto diretto con il micro, una dimensione proletaria, che sfocerà nel macro grazie alla fantastico.
Parque Chas è una finestra sui mondi, è l'Aleph: "il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli". L'Aleph viene prodotto dal linguaggio. Tutto ciò che c'è nel mondo preesiste, ma non preesiste il mio dare un senso al mondo. Nonostante sia tutto predeterminato, agendo sul mondo, possiamo creare uno scarto, generare l'indeterminatezza. Come possiamo, dunque, esprimere la nostra libertà? Borges ci dice che dobbiamo produrre linguaggio, dobbiamo raccontare, e Parque Chas rappresenta l'esigenza del racconto. Le storie hanno anche quell'alone di terrore cosmico e insondabile di Lovecraft, del resto Borges e Lovecraft sono anime affini.
Parque Chas è a tutti gli effetti una sorta di Eternauta 30 anni dopo, le cui critiche alla politica, ai politici e ai grandi paesi sono più esplicite.
La verosimiglianza della dimensione onirica, in bilico tra realtà e fantasia, viene abbandonata nella seconda parte in favore di una narrazione da pulp fiabesco; si tratta di una svolta sensata dovuta a un evento, ma forse questa caduta nella tana del bianconiglio risulta essere leggermente inferiore alla prima parte intrisa di realismo magico. Il punto è che una volta svelato il mistero non si è più sulla stessa lunghezza d'onda, ma l'action della seconda parte è accompagnato da brillanti idee di critica politica.
Comunque l’integrale della 001 contiene Parque Chas 1 (quasi 100 pagine) improntato sul presente e Parque Chas 2 (50, senza più divisione in capitoli) sul futuro, facendosi anticipatore, come l’Eternauta, del triste destino del paese, ancora una volta tramite la parabola dell’invasione (ovvio tributo).
Storie enigmatiche e intrise di malinconia che finiscono con una risoluzione drastica fanno da contorno alle indagini di uno sceneggiatore di fumetti (alterego di Barreiro) che, con una piega meta-fumettistica, incontrerà anche Corto Maltese, Giuseppe Bergman e l’Eternauta. Non è un caso che si tirino in ballo i 2 personaggi italiani, che rappresentano l'essenza dell’avventura, la fuga dalla realtà, classica per il primo e meta/surreale per il secondo.
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